di Giuseppe Volpe
Non chiedetemi di scrivere qualcosa su Felice Pellecchia, perché mi commuovo… O meglio, chiedetemelo, perché lo voglio ricordare…
Conobbi Felice ad una gara di cross, a San Prisco, se non ricordo male… Mi colpì la sua velocità nel finale, dove giunse naturalmente primo. Lo vidi sfrecciare al di là del lungo corridoio del nastro bianco e rosso che ci separava. Non pensavo si potesse essere così veloci nel finale, io, che già da qualche centinaio di metri arrancavo nelle retrovie… A vederlo, fui spinto ad insistere negli allenamenti e quindi a migliorarmi. Quando poi cominciai ad incrociarlo alle partenze delle gare (mai agli arrivi…), ugualmente mi colpiva: per la sua cordialità e disponibilità, nel rispondere ai consigli che gli chiedevo. Un amico. Ero contento di avere un amico così. Potevo dire di essere amico di Felice Pellecchia. Mi fu chiaro fin da subito, quindi, cosa significasse il valore più alto e nobile dello sport: amici, con la A maiuscola, nella vita; avversari, fieri e leali, nello sport.
Felice era nato nel 1951…, come me… Posso dire che tutte le volte che sono arrivato primo di categoria, è perché lui non c’era… Non solo io, è chiaro, ma anche per altri amici di categoria. Quando ci accorgevamo che Felice non era presente, sapevamo che dovevamo disputarci la gara fra di noi. D’altronde, per noi era praticamente impossibile fronteggiarlo. Correva i 10 km intorno ai 33’; i 21 km, in 1h e 13’; la Maratona intorno alle 2h e 30’… Ricordo personalmente che alla maratona di Roma nel ’95, io corsi in 2h e 59’, lui in 2h e 30’… Altro ricordo personale, fu una 21 km, campionato regionale individuale… Arrivai secondo di categoria, intorno al 15° posto in classifica generale. Finita a gara, chiesi al mio amico di squadra, categoria Amatori (24 anni) che aveva corso con lui arrivando secondo assoluto, come mai non avesse vinto. Mi rispose che in modo incredibile, negli ultimi due km, quando pensò di aumentare l’andatura, Felice lo staccò…! Ultimo ricordo personale. Quando a Serino, poche settimane dopo la sua scomparsa venne organizzata una gara in suo onore, nel bel mezzo della competizione, io, al passaggio del portone di casa sua, mi fermai e gli buttai un bacetto col palmo della mano. Poi ripresi a correre, col cuore in gola, e non per il fiatone…
Non chiedetemi di scrivere qualcosa su Felice Pellecchia… Anzi, chiedetemelo….